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mercoledì 21 febbraio 2018

Recensione "La breve storia di Mimì Italiano" di Giuseppe Caroli



Titolo: La breve storia di Mimì Italiano
Autore: Giuseppe Caroli
Editore: Kimerik
Pagine: 264
Anno: 2017




"La breve storia di Mimì Italiano" è un libro sicuramente particolare, caratterizzato da un linguaggio ricercato e, allo stesso tempo, da alcune espressioni, scene e descrizioni, a mio parere, volgari.
Sono proprio queste ultime che forse ho trovato di poco gusto, ma sono anche queste piccole scene che compaiono nei vari capitoli che rendono la storia narrata originale. Per cui, nonostante un leggero voltastomaco causato, ad esempio, "dall'arte del defecare", posso affermare che si tratta di una lettura interessante. Ho trovato affascinanti le peripezie affrontate dal protagonista e lui stesso è un personaggio singolare che si può amare o odiare. 



Il romanzo è suddiviso in capitoli che si alternano tra passato e presente e narra la vita di Domenico Italiano, detto Mimì, nella prima metà del '900. Tutto inizia nel presente, quando Mimì è appena tornato nel suo paese di origine dopo ben dieci anni di residenza a Bologna e dalle sue prime colorite esclamazioni o dal suo atteggiamento ostile nei confronti di Cosimicchio (antico autista di sua moglie Rosa) capiamo che la cosa non lo rallegra affatto. La sua prima tappa è il cimitero, badate bene però che andare a trovare la moglie defunta non è assolutamente nei suoi pensieri piuttosto omaggerà di fiori freschi solo la tomba di sua madre Fortunata.
E' proprio su quest'ultima che si basa l'intera vita di Mimì, è stato grazie a lei se è riuscito ad arrivare così in alto nella vita. Mimì, infatti, non ha mai avuto un padre ed era destinato a rimanere nei bassifondi, ma Fortunata era determinata a far emergere quel suo figlio di nessuno e ne ha praticamente deciso la vita in ogni minima sfaccettatura.



"Non ne hai di tempo!" ringhia Fortunata e a questo punto anche il sangue che gli imporpora le guance abbandona la partita.
Rimasto solo Mimì rivela il pallore del condannato che ha appena ascoltato la sentenza.
"E allora cosa devo fare?" chiede sommesso.
La madre sorride feroce. 
"Devi fare quello che fanno i ragazzi come te.. devi fare una fujtina".




Mimì è stato in poche parole un vero e proprio succube di una madre inarrestabile e sempre più pressante. Il povero ragazzo ha provato inizialmente qualche minima resistenza, ma ha presto capito che non aveva molte alternative e ha seguito per filo e per segno tutto ciò che gli è stato imposto. In tal modo ha raggiunto una posizione di prestigio, ma ora è arrivato alla cinquantina e a causa di uno stranguglione gli si prospetta una vita caratterizzata da privazioni in tutti i sensi. Ciò che gli pesa in particolar modo è il divieto di rapporti sessuali, ma alla Masseria Imperiale, proprietà della povera e defunta Rosa, farà delle conoscenze interessanti che lo porteranno a coprirsi di ridicolo. 

E' stata decisamente una storia intrigante, si vuole mettere in evidenza un uomo cresciuto in un certo qual modo come vittima di una madre arrampicatrice e che solo in tarda età sarà afflitto dal rimorso.




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