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domenica 8 ottobre 2017

Recensione "Fiction" di Alessandro Mastrangelo

Titolo: Fiction
Autore:  Alessandro Mastrangelo
Editore: Kimerik
Pagine: 90
Anno: 2017


Trama


Una notte d’inverno, il gelo, un bar. Inizia così la storia di George. Un incubo, una sigaretta di troppo, una canzone per dimenticare tutto. Un uomo qualunque, un’anima nera come tante, ma la sua storia è ben più di questo. George è un equilibrista pericolosamente vicino all’orlo di un baratro senza fondo, pieno di odio e disprezzo per sé e per il mondo, eppure così attaccato alla vita, al sogno e all’illusione dell’amore da non riuscire a lasciarsi andare al lato oscuro. Il lettore viene trascinato negli eventi senza fretta, alla scoperta di un passato e di un presente che lo sommerge completamente fino a sopraffarlo all’improvviso. Una realtà inquietante emerge una pagina alla volta, ma l’inganno rimarrà celato fine alla fine. Una personalità doppia, eppure unica, due facce di una stessa medaglia, affini e opposte. Chi è il mostro della storia? Dove finisce la realtà? Dove inizia la fiction?


Recensione


Sono rimasta spiazzata quando all'inizio del libro "Fiction" ho letto la biografia dell'autore e ho visto che è del 1997! Lo sono rimasta ancora di più quando sono arrivata alla fine del libro, non mi sarei mai aspettata una storia così ingarbugliata, ma qualcosa di molto più semplice.

La trama mi aveva molto ispirato, ma non era assolutamente ciò che pensavo. Il significato di tutto si comprende solo alla fine. Durante la lettura a volte pensavo di aver capito dove voleva andar a parare e a volte invece mi ritrovavo a non capirci più nulla.

La storia inizia con il nostro protagonista George che non riesce a dormire, si gira e si rigira, digrigna i denti, la sua mente non si placa e continua a riflettere su un pensiero costante. Alla fine si decide e va in un bar decrepito frequentato per lo più da delinquenti e prostitute. Si siede ad un tavolino ed ordina un'acqua tonica con limone da una ragazza con il volto deturpato. Poco dopo inizia a sfogliare dei libri che trova in una libreria nascosta e la sua attenzione viene attratta da una lettera che sembra molto vecchia e molto familiare. Leggendola si ritrova ad essere protagonista di quella strana lettera: Walter Richard Lloyd dichiara di lasciare in eredità tutti i suoi beni alla moglie e al suo unico figlio George Lloyd. George sa però di essere cresciuto in un orfanotrofio e inizia ad essere assalito dai dubbi.


🍀

In questo libro quello che sembra non è come sembra. Pare un gioco di parole, ma effettivamente è proprio per questo che sono andata totalmente fuori strada e ho capito tutto solo quando sono arrivata alla fine. E' una storia complessa, ma non eccessivamente. E' molto ben costruita, ma la lettura è stata un pò lenta proprio perchè non riuscivo a "raccapezzarmi". E' uno di quei libri che per comprenderlo appieno bisognerebbe rileggere più volte. Per tutti questi motivi continuo ad essere stupefatta che sia stato scritto da un ventenne. Tanti complimenti all'autore.

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1 commento:

  1. Spiazzante. È stata la prima parola che mi è venuta in mente quando ho finito il libro. È stato come affrontare un viaggio dal finale inaspettato insieme a George, nella sua testa. Il vero significato, la conclusione si capisce solo alla fine, e forse non è finita nemmeno lì. Merita davvero di essere letto, tutto d'un fiato e poi lentamente. Complimenti all'autore ventenne per la profondità del racconto.

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