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domenica 17 settembre 2017

Recensione "La pianista di Auschwitz" di Suzy Zail

Titolo: La pianista di Auschwitz
Autore: Suzy Zail
Editore: Newton Compton
Pagine: 160
Anno: 2016


Trama


Hanna ha quindici anni ed è una pianista di talento. È cresciuta in una famiglia ebrea della media borghesia ungherese, ma quando la città in cui vive viene rastrellata, dovrà conoscere insieme ai suoi cari gli orrori del campo di concentramento. Sua madre impazzirà dopo essere stata separata dal marito, e Hanna rimarrà sola con la sorella Erika ad affrontare un luogo agghiacciante e brutale come Auschwitz. Un giorno, però, le viene offerta la possibilità di suonare il pianoforte per il comandante del lager, una scelta sofferta per la povera ragazza. Una volta entrata nella villa del nazista, conoscerà suo figlio, Karl, ragazzo affascinante che sembra rinnegare la vita dello spietato padre. Di primo acchito, Hanna non potrà fare a meno di odiarlo con tutta se stessa. Eppure, man mano che passano i mesi, un altro sentimento per il giovane Karl si farà strada nel suo cuore…



Recensione


"La pianista di Auschwitz" è un libro dell'autrice Suzy Zail che ha creato nella sua fantasia alcuni personaggi inserendoli in un contesto storico realmente esistito grazie ai racconti di suo padre. Quest'ultimo le raccontò la sua storia soltanto quando gli fu diagnosticata una malattia terminale; gli avevano dato sei mesi di vita. Il padre di Suzy Zail fu caricato su un carro bestiame diretto ad Auschwitz a soli 13 anni. L'autrice in questo libro si ispira alla sua storia e a quella di tantissime altre persone che ha appreso tramite libri, film e documenti storici.

La narratrice e protagonista è Hanna Mendel, una ragazza ebrea di quindici anni, ottima studentessa con una grande passione per la musica. Possiede, infatti, un pianoforte e il suo sogno è quello di eguagliare Clara Schumann. Hanna vive insieme ai suoi genitori e a sua sorella Erika nel ghetto nel quale sono stati relegati fin quando un notte dei soldati gli comunicarono che sarebbero stati trasferiti, ma non dissero dove. Furono costretti a lasciare tutte le loro cose e a portare lo stretto necessario poi salirono su un camion con tantissime altre persone e arrivarono al mattonificio Serly. Hanna restò subito turbata dalla situazione che le si presentò davanti mentre sua sorella cercava di farle forza e così suo padre, ma la madre, invece, sembrava non ragionare più. Dopo alcuni giorni furono nuovamente trasferiti, ammassati in carri bestiame con le porte chiuse e inchiodate per tre giorni interi, arrivarono infine in un luogo chiamato Auschwitz-Birkenau.

💙

Diciamo che all'inizio il libro mi stava prendendo parecchio e, come sempre quando si tratta di libri di questo genere, mi ha commosso in più punti. E' stata una lettura piacevole, la storia è scorrevole per questo si legge velocemente, ma se devo dire la verità mi aspettavo molto di più. Probabilmente cercavo qualcosa di più profondo che invece non c'è stato, per questo motivo gli ho dato 4 e non 5 stelline su anobii. Comunque, è senz'altro una storia emozionante, ma il personaggio che mi ha colpito di più non è stato quello di Hanna bensì quello di Karl, il figlio del comandante presso il quale Hanna andrà a suonare il pianoforte, che a dispetto delle apparenze dimostrerà di essere una persona completamente diversa da suo padre.




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